Nel contesto psicoterapico il “tempo della terapia” assume un’importante rilevanza.
Riferendo il concetto e l’esperienza del “quando” alla durata di ogni colloquio ma anche al complessivo percorso terapeutico, al mantenimento del giorno e dell’orario concordato per le sedute e alle pause, possiamo intendere il “quando” come cornice spazio-temporale dove si realizza l’ascolto. È dunque un elemento strutturale del setting clinico che dà ritmo agli incontri e alle separazioni.
Rappresenta, tuttavia, anche un orologio relazionale tra paziente e terapeuta. Bennati, in merito al concetto di tempo nella psicoterapia, dice che “la cura, la relazione analitica [è] come quel gioco a due che analista e paziente si accingono a mettere in scena all’insegna di un patto e di una promessa reciproca fondati sulla fiducia e sulla speranza del ritorno di un futuro per chi misconosce il proprio passato e non sente di avere neppure un presente”(2012, p. 289).
Il cliente arriva in terapia con dubbi, aspettative, fantasie. Immagina inoltre dove potrebbe arrivare. Si chiede “potrò mai guarire?”, “andranno via i sintomi?”, “il professionista è quello adatto a me?”, “quanto tempo occorrerà perché possa sentirmi meglio?” e così tanti altri quesiti.
Nella domanda di chi chiede aiuto vi è un’implicita richiesta di tempestività dell’intervento clinico per eliminare la sofferenza, il dolore.
Per il clinico, pertanto, è importante analizzare la domanda di chi arriva in consultazione per definire obiettivi raggiungibili che tengano in considerazione capacità e possibilità proprie e del cliente.
Il tempo della terapia è legato alle capacità introspettive ed alla motivazione di chi intraprende il percorso. Stipulando un contratto terapeutico il paziente definisce quali cambiamenti vuole fare e specifica di esser disposto a contribuire al raggiungimento degli obiettivi e il terapeuta dice se è disposto a lavorare con lui per lo stesso fine.
Il tempo degli incontri ecco che diventa tempo relazionale. Un tempo negoziato in cui, per mezzo di una responsabilità congiunta, entrambi partecipano al processo di cambiamento durante il quale il paziente sviluppa capacità di cura di se stesso.
Da un tempo frettoloso per eliminare i sintomi e dall’impellenza della guarigione, la percezione della vita e del tempo nel setting psicoterapeutico cambia. Si modifica il vissuto dell’incontro prendendosi il tempo che serve per riflettere su di sé, analizzare le proprie emozioni, i propri pensieri e le proprie azioni.
L’incontro con il terapeuta è un appuntamento con se stessi per riconoscersi e scoprirsi come soggetti liberi.